FLAUTI BRICCIALDI ITALIA

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Flauto traverso Briccialdi

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Nel Classicismo (1750-1820)
Con le sue qualità timbriche e omogenee si adatta in perfetta simbiosi con il pensiero e l’armonia classica, sia usato come strumento da accompagnamento che solistico in particolare usato in Francia. In questo periodo molti artigiani iniziano ad aggiungere chiavi, per semplificare alcune diteggiature scomode e per omogeneizzare il suono. Queste chiavi possono essere per il fa basso e medio (nota dall’intonazione particolarmente problematica sul flauto a una chiave), il sol diesis basso/la bemolle basso (ha suono molto debole e velato sul tipo a una chiave), si bemolle/la diesis basso (posizione scomoda e dalla resa debole sul tipo a una chiave), do medio (suono velato sul tipo a una chiave). Già anche in precedenza alcuni avevano tentato di portare l’estensione al do basso. Gli artigiani fanno inoltre in modo che il registro acuto, in cui i compositori cominciano ad avventurarsi con più frequenza, sia di più facile emissione.

Tra i diversi artigiani che in questo periodo apportarono migliorie allo strumento possiamo ricordare August Grenser, Heinrich Grenser, Joseph Tacet, William Henry Potter, Johann Georg Tromlitz (scrisse un importante trattato) e Capellier.

Nel Romanticismo (1820-1900)
I fondamentali perfezionamenti apportati allo strumento dal tedesco Theobald Boehm nel 1832 (il brevetto dello strumento definitivo risale al 1847) rendono il flauto uno strumento moderno a tutti gli effetti, risolvendo i problemi di intonazione e le difficoltà prodotte dalle posizioni dette a forchetta. Il nuovo tipo di flauto non si affermerà però subito e fino alla seconda metà dell’Ottocento inoltrata (e anche oltre fino al ‘900) molti flautisti continuarono a preferire strumenti simili al tipo classico.

In questo periodo il flauto trova un vasto impiego orchestrale, e viene specialmente messo in luce nelle opere degli impressionisti Claude Debussy e Maurice Ravel che sfruttano sfumature dello strumento poco conosciute.